
Mentre si contano ancora morti e nuovi contagi, sia pure in misura decrescente, il dibattito si sposta dal lockdown (confinamento) alla ripresa delle attività. Ad animare la discussione sono proprio quelle regioni del Nord che, più delle altre, hanno pagato, in termini di vite umane, le conseguenze della pandemia. Se è giusto, si sostiene, continuare a battersi per evitare che la gente muoia di coronavirus, é altrettanto importante evitare che la gente muoia di fame. Da qui l’annuncio delle varie iniziative che le regioni, specialmente quelle a guida leghista, intendono prendere per fare ripartire le varie attività fin dal prossimo 4 maggio. Chi può soffocare questa sacrosanta esigenza, specialmente se si pensa alle tante situazioni di miseria e ai danni economici causati dal coronavirus? Quello che lascia perplessi è, piuttosto, l’audacia con cui taluni governatori annunciano iniziative, a prescindere dalle direttive che il governo nazionale ha in corso di definizione. Con l’aggravante che taluni incauti annunci, stanno suscitando reazioni anche presso i presidenti di altre regioni. Il governatore della Campania, ad esempio, come reazione all’annuncio dell’apertura delle frontiere del Nord, ha minacciato di chiudere i confini della propria regione. Se non siamo nell’anarchia, poco ci manca. In un’intervista al Sir, ilpresidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, ricordava che, in materia sanitaria, la nostra Costituzione stabilisce che “la competenza statale diventa esclusiva quando si è in materia di profilassi internazionale, come avviene nel caso di una pandemia”. In un momento in cui l’unione e la solidarietà dovrebbero costituire il pensiero dominante, si assiste, invece, all’acuirsi delle tensioni interne fra le forze politiche e fra queste e l’Unione europea. Se è bene, allora, che si cominci a prevedere il ritorno alle attività interrotte improvvisamente, è indispensabile che tutto avvenga in unità d’intenti e tenendo conto, prima di tutto, dei vari livelli di responsabilità, orizzontale e verticale. Facendosi orientare, preferibilmente, da quei principi che valgono per tutte le situazioni: prudenza e umiltà.“Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?” (Lc14,25-33). I due terribili mesi che abbiamo vissuto, hanno evidenziato, insieme a tanti atti di eroismo, anche una serie di disfunzioni dettate, spesso, da incompetenza e supponenza, risultate fatali. Con l’intento, sacrosanto, di combattere quel diffuso male che contraddistingue la nostra pubblica amministrazione, la burocrazia, alcune regioni e qualche comune hanno ritenuto di prendere iniziative disallineate, rispetto a quelle dettate dal Governo Centrale, creando così, non solo confusione, ma anche qualche involontario danno alla salute dei cittadini. Il rispetto quindi, dei pareri di tutti gli esperti – medici, virologi, ricercatori, economisti e via di seguito – deve essere alla base di qualsiasi decisione centrale e locale. Più che di date di possibile apertura, abbiamo bisogno di dati rassicuranti. Perché soltanto gli esperti del servizio sanitario sono in grado di valutare i livelli di pericolosità del virus. Ai politici competono tutte le scelte operative, purché in linea con le indicazioni degli esperti. Il Prof. Ricciardi, Docente di Igiene generale all’Università Cattolica e componente del consiglio esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato: “Bando alla fretta: più che cattiva consigliera, potrebbe rivelarsi fatale”.Si aprano, quindi, i tavoli di confronto fra governo, regioni, sindacati e imprenditori; si approfondiscano tutte le situazioni locali e ambientali; si affidino ai responsabili dei tanti (troppi) comitati poteri concreti; si guardi, pure, alle esperienze che vengono da altri Paesi europei virtuosi e si dettino, in conclusione, direttive chiare da valere su tutto il territorio. E, infine, sia per chi crede che per chi è incredulo, si tenga sempre conto che “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Salmo 126).
(*) direttore “La vita diocesana” (Noto)