Quando abbiamo consapevolezza che ci aspetta una lunga camminata, non affrettiamo il passo. Anzi, procediamo calcolando le nostre energie, tenendo presente la meta da raggiungere. La parabola delle vergini prudenti è un riferimento fondamentale. Questo non è tempo di lamenti delle riforme non fatte, per quanto si siano persi mesi. Qualcuno sta facendo girare frasi di politici che a giugno dicevano: “Ma perché dovrebbe esserci una seconda ondata a ottobre e a novembre? Inutile continuare a terrorizzare le persone”. E a ottobre: “Che cosa è stato fatto in questi sei mesi per prevenire la seconda ondata?”. Le contraddizioni si moltiplicano se si vuole cavalcare il malessere. Per una lunga resistenza è meglio sfuggire a perenni campagne propagandistiche che disperdono energie. Il ricorso ad una motivazione interiore forte ci può aiutare al passo di un lungo cammino.
Si prevedono mesi prima di risolvere il problema. Come imparare a resistere stando alle regole che i vari Dpcm ci danno? Abbiamo avuto l’esperienza della primavera. La cultura ci potrà aiutare, anche se rimaniamo nelle nostre case senza frequentare teatri e mostre. Riprendere l’amore alla poesia, che spezza il ritmo delle nostre giornate, è un primo suggerimento. La poesia esige una capacità di contemplazione che introduce alla vita interiore. Per i cristiani, la Parola di Dio è sempre una grande risorsa: imparare a contemplare la Parola è un modo di pregare che esclude le imposizioni moralistiche e introduce ad una ricerca di comunione con Dio e con i fratelli. Il cardinale designato Mario Grech invita a non riprendere forme clericali via social. “Abbiamo assistito a un grado di esibizionismo e pietismo… Tante iniziative pastorali sono state incentrate attorno alla gura del presbitero da solo”. Occorre, dice, seguire la sinodalità nella dimensione della fraternità e della famiglia “chiesa domestica”, aprendo
ad una visione cooperativa della pastorale. Come anche riportare il Vangelo al centro della vita della Chiesa che, secondo la volontà di Giovanni XXIII, era lo scopo del Vaticano II. Abbiamo il testo della “Fratelli tutti” da approfondire nella predicazione, nella catechesi. Possiamo così educare all’impegno per il bene comune, per la pace, per la giustizia, per la custodia del creato.
Non siamo chiamati a inseguire la quantità, ma la qualità delle relazioni fraterne, senza lasciare indietro nessuno. La creatività, invece di seguire pratiche rituali, ci dovrà orientare a forme nuove che una Chiesa viva non può mancare di realizzare.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì)

